Gli adulti hanno cominciato a fare attentati al pollo, il quale
mantenendo sempre la calma e in maniera decisamente efficace riusciva
ogni volta a sfuggire. Dopo un quarto d'ora d'inutili tentativi, i tre
uomini erano senza fiato, e guardavano il pollo che con la stessa
determinazione di prima continuava a scavare la terra e a farsi i suoi
affari da pollo. Mio padre mi ha sorriso, dicendo:
- Lasciamolo vivere, questo pollo. Non ammazziamolo mai: che stia qui, in giardino, libero di fare quello che vuole.
La
sera ho raccontato a mio nonno quello che era successo. Lui ha riso
tanto, e poi mi ha chiesto se io ero d'accordo con la decisione di mio
padre. Gli ho risposto con una domanda:
- Perché liberare quel pollo e non gli altri?
Nonno mi ha guardato con un sorriso e ha detto:
-
Solo chi apprezza veramente la vita e la libertà, e combatte fino in
fondo, merita di vivere libero... Anche se è un semplice pollo.
Io ci ho pensato un po' su e gli ho chiesto:
- E se tutti i polli un giorno diventano come lui?
Dopo una lunga pausa nonno ha detto:
- Allora bisognerà abituarsi a cenare senza zuppa di pollo...
Il concetto della libertà è sacro per i siberiani.
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Dopo
mi sono capitate molte cose, ma passando tra tutte le esperienze ho
continuato a pensare che la legge siberiana aveva ragione: nessuna forza
politica, nessun potere imposto con una bandiera vale tanto quanto la
libertà naturale di una singola persona.
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Abbiamo
cominciato a vederci, a scambiarci libri, e nel giro di poco tempo
abbiamo sviluppato un rapporto che di solito le persone educate chiamano
«intimo», ma che nel mio quartiere si definiva con ben altre parole:
«sporcare le lenzuola insieme».
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Nella «Pravda»
qualsiasi notizia veniva trasformata in una fonte di pura propaganda:
anche quando leggevi di disastri e guerre, alla fine ti veniva un senso
di felicità e ti sentivi fortunato a essere finito in Urss. Non so come
mai Boriška era così affezionato a quel giornale, una volta ho cercato
di chiederglielo, e lui mi ha risposto letteralmente così:
«Quando
sei costretto a sentire cantare le vacche, bisogna sfruttare almeno la
possibilità di scegliere quella che canta meglio».
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Dopo
tanti pensieri e discussioni con me stesso sono arrivato alla
conclusione che non si risolve niente con il coltello e le botte. Così
sono passato alla pistola.
Nicolai Lilin, Educazione siberiana
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