domenica 12 luglio 2009

Il fuggiasco

[...] Lettere sgualcite, passate per troppe tasche o voci, distorte dall'eco di telefonate intercontinentali: una data, la causa della morte. Ma sono i perché che a volte non capisco. Di quelle scelte maturate in esilio, così terribili, così coraggiose e forse così sbagliate. Ho il sospetto che spesso siano state dettate dal destino di essere sopravvissuti, di aver raggiunto la salvezza percorrendo strade lastricate di sangue, torture, galera, errori e tradimenti. Tornare era forse l'unico modo di chiudere i conti con il passato. Altro non so dire.

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Ma non riuscivo a tenere lontano il mio passato. Il dialogo di un libro, la scena di un film, la melodia di una canzone me lo riproponevano continuamente. All'inizio tentai di oppormi ma poi lasciai che la mente vagasse liberamente, stanando anche il ricordo più insignificante. Ero stanco di provare emozioni e ripercorrevo con distacco le strade della memoria. Non avevo nemmeno voglia di pormi domande e trovare risposte. Ogni tanto mi chiedevo se era valsa la pena di soffrire per quasi metà della mia esistenza.

Massimo Carlotto, Il fuggiasco