sabato 19 dicembre 2009

Milenio Carvalho

[…] - Y en la finalidad?
- No se me ponga demasiado culto. Que entiende usted por finalidad?
- El Para qué haces tú el viaje y para qué lo hago yo.
Biscuter no respondió inmediatamente pero sus ojos iluminados indicaban que había entendido perfectamente la pregunta y que tenía una respuesta que emitió gozoso, riendo mediante una carcajada rota:
- Yo hago el viaje para crecer, jefe, y usted para despedirse.

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- En casi todas las ciudades hay algo inevitable que hacer, jefe: marcharse

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Carecia del sentido de la territorialidad patriótica y, sin embargo, se sentía miembro de una comunidad de humanos bípedos, no muy reproductores, que compartían la lucidez de que las patrias no se merecen, te las encuentras como una malformación congénita o un bonito color de ojos

Manuel Vázques Montalbán, Milenio Carvalho

domenica 15 novembre 2009

E qui?

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Pericle, Discorso agli Ateniesi, 461 a.C

domenica 6 settembre 2009

Buck


Manny: "Buck, di preciso quand'è che sei impazzito?"
Buck: "Tre mesi fa, una mattina mi sono svegliato sposato a una banana... una banana orrenda, eh... però la amavo!"

domenica 12 luglio 2009

Il fuggiasco

[...] Lettere sgualcite, passate per troppe tasche o voci, distorte dall'eco di telefonate intercontinentali: una data, la causa della morte. Ma sono i perché che a volte non capisco. Di quelle scelte maturate in esilio, così terribili, così coraggiose e forse così sbagliate. Ho il sospetto che spesso siano state dettate dal destino di essere sopravvissuti, di aver raggiunto la salvezza percorrendo strade lastricate di sangue, torture, galera, errori e tradimenti. Tornare era forse l'unico modo di chiudere i conti con il passato. Altro non so dire.

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Ma non riuscivo a tenere lontano il mio passato. Il dialogo di un libro, la scena di un film, la melodia di una canzone me lo riproponevano continuamente. All'inizio tentai di oppormi ma poi lasciai che la mente vagasse liberamente, stanando anche il ricordo più insignificante. Ero stanco di provare emozioni e ripercorrevo con distacco le strade della memoria. Non avevo nemmeno voglia di pormi domande e trovare risposte. Ogni tanto mi chiedevo se era valsa la pena di soffrire per quasi metà della mia esistenza.

Massimo Carlotto, Il fuggiasco

lunedì 8 giugno 2009

Due metodi di pensiero

[...] atteggiamenti donchisciotteschi i miei?, ebbene concedendomi un'ultima citazione, dirò che per tutti i problemi esistenziali, e cioè quelli che rischiano di far morire o che moltiplicano la passione di vivere, esistono solo due metodi di pensiero, quello di La Palisse quello di Don Chisciotte

Antonio Tabucchi, La testa perduta di Damasceno Monteiro

sabato 16 maggio 2009

Differenze

Poi Vendifumo spiegò la differenza tra stati canaglia e stati virtuosi, tra bombe preventive e bombe distruttive e tra civiltà e barbarie.

Stefano Benni, La grammatica di dio - La strega

giovedì 23 aprile 2009

Essere Dio

[...] allontana da me questo calice, Che tu lo beva è la condizione per il mio potere e la tua gloria, Non desidero questa gloria, Ma io voglio questo potere. La nebbia prese a scomparire nella direzione da cui era venuta, intorno alla barca si vedeva l'acqua, piatta e opaca, senza un'increspatura provocata dal vento o una minima agitazione suscitata da qualche pinna. Allora il Diavolo disse, Bisogna proprio essere Dio per amare tanto il sangue.

José Saramago, Il vangelo secondo Gesù Cristo

martedì 17 marzo 2009

Tutto un po' diverso

È tutto un po' diverso, un po' troppo colorato, un po' troppo buio, perché nei sogni e nella realtà la musica è la stessa, ma con note e strumenti diversi, ed è giusto così, perché noi che ascoltiamo siamo oggi diversi. Ma se io imparo a suonare gli strumenti che si odono nei sogni, e ricordo le note, non quelle che ascolto ogni giorno, ma quelle della notte, oltre il velo, ecco che potrò comporre la musica dei sogni. Nel momento in cui le due musiche si assomigliano, si intonano, si uniscono come le voci di un coro, ecco che in quel sovrapporsi di melodie e trascorrere di case e giardini e scale e carbonaie e camini, ecco che la tua casa sognata e il luogo ove abiti diventano la stessa cosa. Sul tavolo c'è la medicina miracolosa. Se tu riuscissi ad allungare la mano e a prenderla, potresti portarla con te, e guarire. ma è così difficile imparare quella musica, è così forte il frastuono della realtà. Sto dicendo sciocchezze, Talete? È la febbre che mi fa delirare. È la solitudine?

Stefano Benni, Elianto

domenica 8 marzo 2009

El laberinto griego

- La nostalgia es un error, Pepe.
- ¿Y la ironía?
- Un ruido.

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¿Eres de alguna secta?
Trataron de meterme en la católica, pero me salí en cuanto vi que me prohibían casi todo lo que me gustaba.

Manuel Vázques Montalbán, El laberinto griego

domenica 22 febbraio 2009

Lucidità

[…] non avendo I cittadini di questo paese la salutare abitudine di esigere il regolare rispetto dei diritti che la costituzione concedeva loro, era logico, anzi, era naturale che non fossero arrivati a rendersi conto che glieli avevano sospesi […]

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[…] se è vero che l'uomo pone, è dio che dispone, e sono state poche le occasioni, nefaste quasi tutte, in cui i due, messisi d'accordo, hanno disposto insieme.

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Non sempre la testa degli esseri umani è in perfetto accordo con il mondo in cui vivono, c'è gente che ha difficoltà ad adattarsi alla realtà dei fatti, in fondo non sono che degli spiriti deboli e confusi che usano le parole, a volte abilmente, per giustificare la propria vigliaccheria, Vedo che conosce la materia, è dalle sue esperienze personali che le viene codesto sapere, Avrei forse la carica che ricopro nel governo, questa di ministro dell'interno, se mi fosse accaduta una cosa del genere, Suppongo di no, ma a questo mondo tutto è possibile, immagino che anche i nostri migliori specialisti in tortura bacino i figli quando tornano a casa, e alcuni, magari, arrivano persino a commuoversi al cinema, Il ministro dell'interno non fa eccezione, sono un sentimentale, Mi solleva saperlo.

José Saramago, Saggio sulla lucidità

sabato 24 gennaio 2009

Extension du domaine de la lutte

Je n'aime pas ce monde. Décidément, je ne l'aime pas. La société dans laquelle je vis me dégoûte; la publicité m'écœure; l'informatique me fait vomir. Tout mon travail de informaticien consiste à multiplier le références, les recoupements, les critères de décision rationnelle. Ça n'a aucun sens. Pour parler franchement, c'est même plutôt négatif; un encombrement inutile pour les neurones. Ce monde a besoin de tout, sauf d'informations supplémentaires.

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Le désir d'amour est profond chez l'homme, il plonge ses racines jusqu'à des profondeurs étonnantes, et la multiplicité de ses radicelles s'intercale dans la matière même du cœur. Malgré l'avalanche d'humiliations qui constituait l'ordinaire de sa vie, Brigitte Bardot espérait et attendait. À l'heure qu'il est elle continue probablement à espérer et à attendre. Une vipère se serait déjà suicidée, à sa place. Les hommes ne doutent de rien.

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[...] dans le second exemple j'ai subrepticement introduit le concept d'amour, alors que mon argumentation se fondait jusqu'à présent sur la sexualité pure. Contradiction? Incohérence? Ha ha ha!

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Je l'ai aimée, autant qu'il était en mon pouvoir - ce qui représente beaucoup d'amour. Cet amour fut gaspillé en pure perte, je le sais maintenant; j'aurais mieux fait de lui casser le deux bras.

Michel Houellebecq, Extension du domaine de la lutte

lunedì 12 gennaio 2009

El inmortal

Las noches del desierto pueden ser frías, pero aquélla había sido un fuego. Soñé que un río de Tesalia (a cuyas aguas yo había restituido un pez de oro) venía a rescatarme; sobre la roja arena y la negra piedra yo lo oía acercarse; la frescura del aire y el rumor atareado de la lluvia me despertaron. Corrí desnudo a recibirla. Declinaba la noche; bajo las nubes amarillas la tribu, no menos dichosa que yo, se ofrecía a los vívidos aguaceros en una especie de éxtasis. Parecían coribantes a quienes posee la divinidad. Argos, puestos los ojos en la esfera, gemía; raudales le rodaban por la cara; no sólo de agua , sino (después lo supe) de lágrimas. Argos, le grité, Argos.
Entonces, con mansa admiración, como si descubriera una cosa perdida y olvidada hace mucho tiempo, Argos balbuceó estas palabras: Argos, perro de Ulises.Y después, también sin mirarme: Este perro tirado en el estiércol.
Fácilmente aceptamos la realidad, acaso porque intuimos que nada es real. Le pregunté qué sabía de la Odisea. La práctica del griego le era penosa; tuve que repetir la pregunta.
Muy poco, dijo. Menos que el rapsoda más pobre. Ya habrán pasado mil cien años desde que la inventé.

Jorge Luis Borges, El inmortal