mercoledì 16 gennaio 2013

una tristezza pronta al peggio e un mezzo sorriso per buttarla via

“Se penso una cosa voi la indovinate?”

“No, guaglio’, a me arrivano i pensieri che passano al volo in testa alle persone, quelli che uno neanche sa di avere pensato. Se ti metti a studiare un fatto tuo, quello sta con te. Ma i pensieri sono come gli starnuti, scappano fuori all’improvviso e io li sento.”

Perciò sapeva i fatti di tutti quanti, perciò teneva una tristezza pronta al peggio e un mezzo sorriso per buttarla via. Ai lati degli occhi si aprivano le rughe e da lì scolava la malinconia.

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È bella di notte la città. C’è pericolo ma pure libertà. Ci girano quelli senza sonno, gli artisti, gli assassini, i giocatori, stanno aperte le osterie, le friggitorie, i caffè. Ci si saluta, ci si conosce, tra quelli che campano di notte. Le persone si perdonano i vizi. La luce del giorno accusa, lo scuro della notte dà l’assoluzione. Escono i trasformati, uomini vestiti da donna, perché così gli dice la natura e nessuno li scoccia. Nessuno chiede conto di notte. Escono gli storpi, i ciechi, gli zoppi, che di giorno vengono respinti. È una tasca rivoltata, la notte nella città. Escono pure i cani, quelli senza casa. Aspettano la notte per cercare gli avanzi, quanti cani riescono a campare senza nessuno. Di notte la città è un paese civile.

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La sua mano strinse le mie dita, dove ancora scottavano le vesciche.
“E questo è un altro bacio secondo perché pure le mani si baciano e si abbracciano.”
“Hai palpebre che sono curve come le chiglie delle barche, Anna.”
“Ho palpebre che non dormono e non piangono.”

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“Il sangue è la verità. Non dice bugie quando esce e non ritorna indietro. Così devono essere pure le parole, dopo che le dici non le puoi ritirare.[...]"

Erri De Luca, Il giorno prima della felicità

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